Quanto inquinano i colossi di Internet?
I data center dei colossi della tecnologia consumano sempre più energia, ma anche gli utenti dovrebbero imparare ad usare internet con più consapevolezza e in modo sostenibile.
Come ogni 5 giugno, oggi ricorre la Giornata mondiale dell’ambiente perciò colgo l’occasione per parlarvi di un tema di estrema attualità dato che Donald Trump ha scelto di abbandonare gli impegni sottoscritti dal governo americano con gli accordi di Parigi sul surriscaldamento globale affermando «Niente più limiti a carbone e gas serra».
I colossi della tecnologia con l’obiettivo del 100% di energie rinnovabili
Le reazioni dei colossi dei media e dell’i-tech sono state immediate e forti. Facebook, Google, Apple, Microsoft e altre multinazionali hanno inviato al Presidente una lettera aperta a mezzo stampa e si sono espressi al riguardo sui social ricordando che la sua scelta va contro gli interessi ambientali ed economici, impendendo alle aziende statunitensi di crescere.
Affermazioni che ci illustrano un’industria i-tech americana più responsabile e attenta rispetto al passato e — finalmente — sembra abbiano iniziato a percepire l’esigenza e il dovere di riconnettersi con la natura.
Eppure internet continua ad inquinare…
Anni fa vi ho scritto che anche internet inquina: Facebook, Google ed Apple erano state invitate da Greenpeace ad abbondare le centrali alimentate dal carbone per impegnarsi di più nella lotta del cambiamento climatico. Tra il 2010 e il 2013 ci fu infatti un’animata campagna del movimento ambientalista contro il Cloud computing, la nuvola informatica dove possiamo virtualmente salvare tutti i nostri file. Una guerra sui data center a carbone a favore dell’energia rinnovabile che non si è ancora conclusa. Ricollegandomi alla scelta di Trump, in parte ricorda la triste storia del bue che dice cornuto all’asino.
Greenpeace: Facebook, Google ed Apple sempre più sostenibili
Ma cerchiamo di guardare anche il lato positivo. La campagna “Unfriend coal” fu certamente utile per sensibilizzare il CEO di Facebook, infatti Mark Zuckerberg fu invitato a studiare un piano di transizione energetica dal carbone alle fonti rinnovabili e nel 2014 aderì alla piattaforma “Re 100”, un’alleanza tra big company per la promozione dell’energia pulita all’interno del mondo delle imprese e dell’industria. Tant’è che nei giorni scorsi sul suo social ha scritto: «Abbandonare gli accordi climatici di Parigi è negativo per l’ambiente, l’economia e mette a repentaglio il futuro dei nostri bambini. Da parte nostra ci impegniamo affinché ogni nuovo data center costruito sarà alimentato da una energia rinnovabile al 100%. Fermare il cambiamento climatico è qualcosa che possiamo fare solo come una comunità globale e dobbiamo agire insieme prima che sia troppo tardi».
Il CEO di Google Sundar Pichai ha scritto in un tweet : «Deluso con la decisione di oggi. Google continuerà a lavorare duramente per un futuro più pulito e prospero per tutti». Uno degli obiettivi è alimentare tutte le sue attività (150 uffici e 13 data center) al 100% con energia pulita.
Anche Tim Cook, CEO di Apple ha twittato: «Apple è impegnata a combattere il cambiamento climatico e non saremo mai vacillanti».
Apple ha inoltre reso noto che il 96% dell’energia elettrica utilizzata nei suoi impianti è generata da fonti rinnovabili, e che anche i loro fornitori useranno energie verdi con la promessa che entro il 2020 offriranno alle imprese manifatturiere partner 4 gigawatts di energia da fonti rinnovabili.
Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche Microsoft, HP, Intel, IBM…
Netflix, Amazon e Samsung in netto ritardo sul tema ambientale
Tra la lista dei pionieri della tecnologia che sono al lavoro per migrare alla low carbon economy già a partire dal 2020 pare ci sia anche Amazon, ma Greenpeace Italia ci informa che nonostante gli annunci in fatto di rinnovabili «Amazon continua a mantenere i suoi clienti all’oscuro circa le proprie decisioni energetiche e tutto questo è alquanto preoccupante, soprattutto se teniamo conto che l’azienda sta allargando le proprie attività in aree geografiche in cui sono utilizzate prevalentemente energie sporche».
Inoltre, afferma Luca Iacoboni di Greenpeace Italia: «Anche Netflix, la nota piattaforma di streaming video, deve prendersi la responsabilità di assicurare che la sua crescita sia alimentata da energia rinnovabile, non da combustibili fossili, e deve porsi come capofila su questo tema».
Dunque, se Greenpeace ha premiato Apple, Google, Facebook e Switch (azienda leader nel settore dei data center) oggigiorno stanno compiendo grandi passi in avanti verso l’obiettivo di alimentarsi con energia al 100% rinnovabile, i giganti come Netflix, Amazon e Samsung sono ancora in netto ritardo e poco trasparenti sul tema ambientale.
(Leggi il report “Clicking Clean: Who is Winning the Race to Build a Green Internet?”)
Come possiamo noi contribuire a rendere internet più sostenibile?
Noi utenti ovviamente possiamo contribuire nel nostro piccolo attraverso un uso più consapevole e sostenibile di internet. Ma come? Evitando per esempio il consumo dei data center. Personalmente devo ammettere che mi perdo in tante cose, ma considerato l’inquinamento causato dal cloud evito di aumentare lo spazio a disposizione del mio iCloud cercando di conservare solo le foto che realmente mi interessano perciò ogni mese faccio una bella pulizia. Cancello ogni giorno le mail inutili e svuoto il cestino. Elimino periodicamente da Whatsapp le conversazioni poco importanti. Su Facebook posto una o massimo due volte al giorno, se non ho nulla da dire preferisco non scrivere.
Concludo con una frase di Luca Iacoboni di Greenpeace Italia: «Se internet fosse uno Stato sovrano, sarebbe il sesto consumatore di energia del mondo».
Riflettiamoci bene.
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