TrainLife. Anche le zebre vanno di fretta!
[TrainLife] Fermi ad aspettare vicino ai binari, oltre la striscia gialla, con indosso borse grandi piene di tutto ma soprattutto di speranze, in attesa di quel treno che rappresenta il sogno di una vita migliore e che porta al posto di lavoro in una città che non è tua.
Mi piaceva abbastanza viaggiare in treno, ma mi piace di più adesso che purtroppo non ho più quel motivo valido per prenderlo tutti i giorni: quel motivo si chiama lavoro. Treno che ho aspettato per tre anni alle 7.29 del mattino al binario 5 insieme a centinaia di persone che si muovevano tra Grosseto e Firenze. Ricordo soprattutto il mio primo anno da pendolare quando prendevo l’appuntamento in “coda al treno” con la mia amica d’università che arrivava perfettamente truccata, mentre io era già tanto se trovavo il tempo per fare colazione prima d’uscire di casa, sempre di corsa per paura di perdere l’autobus per la stazione. C’era la routine dell’attesa al solito posto perchè il pendolare ha il suo punto fisso, c’è quello che aspetta in coda al treno e quello che spera di trovare ancora un posto libero “in punta”. Il treno che diventa un microcosmo di microstorie non direttamente raccontate ma vissute sotto gli occhi degli abbonati.
C’era l’ex concorrente dell’Isola dei famosi che era tornato al lavoro di tutti i giorni e a Pontedera aspettava che salisse la fidanzata, lui le occupava un posto libero per non rischiare di farle fare il viaggio in piedi, perchè a Pontedera il treno era già quasi tutto pieno. Voci di corridoio dicevano che si erano conosciuti ritrovandosi spesso nella stessa carrozza… tra una chiacchiera e l’altra… ;-)
E la coppia sposata che saliva insieme ma lei scendeva a Empoli e lui a Rifredi incontrava l’amante al bar della stazione, dove compravo il panino per il mio pranzo in treno, facevano colazione e poi proseguivano insieme la strada… E non sopportavo quella ragazza che appena seduta tirava fuori dalla borsa un piccolo beauty case con i trucchi, che si limava le unghie facendomi stridere i denti. Il suo era un make-up impegnativo che durava un’ora intera! C’era pure una ragazza che con il suo indistinguibile accento sardo non mancava di telefonare tutte le mattine alla madre e mi faceva sentire un po’ a casa. E poi la signora senegalese che per praticità portava la figlia all’asilo nel paese in cui lavorava, la pettinava sempre in treno perchè era l’unico momento in cui riusciva a farla star ferma ed era diventata la mascotte dello scompartimento, con quel visino furbetto, le extension che si staccavano ogni volta e la madre raccoglieva quei finti capelli lunghi con un elastico e un grande fiore di stoffa… una piccola coda disordinata ma simpatica e lo smalto smangiucchiato sulle unghie. Aveva solo tre anni, sembrava una piccola signorina e faceva già una vita da pendolare.
Già! Le storie dei pendolari, diverse tra loro ma tutti con gli occhi all’orologio per misurare il tempo, tempo che diventa prezioso per chi viaggia per lavoro…
Chi con in mano la ventiquattr’ore, chi con lo zainetto alle spalle, chi solo con un plico di documenti nella borsa. Chi con l’iPad o un quotidiano, chi con il notebook e la testa già al lavoro, chi come me al mattino presto pensava solo a riposarsi, ascoltare un po’ di musica, guardare fuori dal finestrino e osservare…
E all’arrivo tutti pronti ad alzarsi verso l’uscita prendendo il ritmo di marcia veloce per poi dissolversi in direzioni e vite diverse.
“Anche le zebre vanno di fretta!”
– Sottopassaggio della Stazione Rifredi [FI]. Foto di Lucia Gori –
emme
10 Maggio 2012 18:12nooooo voglio vederle anche ioooo!! Mi piaccio da morire!
Pia - Artemisia
10 Maggio 2012 18:38Ciao Emme, benvenuta! Eh si… sono bellissimi questi graffiti, tutti i giorni quando ci passavo davanti mi incantavano quelle frasi simpatiche e i colori accesi. Li trovi nel sottopassaggio della Stazione di Firenze Rifredi… a soli 10 minuti da Firenze centrale. ;-)
vedovascalza
1 Giugno 2012 16:11Quando perdi certe abitudini si diventa nostalgici e anche le più piccole sfumature assumono un significato simbolico. Sicuramente in quel periodo di stress vedevi tutti gli aspetti negativi della routine in treno, ora ne ricordi perfino i particolari all’apparenza insulsi.
Nella vita ci vuole anche questo … ci vuole la frenesia, la stanchezza dal lavoro, la nostalgia del passato e soprattutto la speranza per il futuro. Mantieni le speranze facendo tesoro di questi bellissimi ricordi :)
Pia - Artemisia
13 Giugno 2012 12:54Azzecchi sempre in pieno Vedovascalza. C’erano giorni che i viaggi mi sembravano pesanti, soprattutto quando i treni erano pieni gente e si faticava a trovare un posto a sedere… oppure quando il mio treno era in ritardo. Però con il passare del tempo la frenesia e la stanchezza quasi quasi mi manca. Baci. :-)